I consigli del vecchio agricoltore | Marzo

By venerdì, marzo 01, 2013 , , ,

Foto di Francesco Torrisi ©
Nelle montagne si semina il grano marzuolo.

Si sarchiano per la seconda volta le biade (scurriri), e si zapponano le fave, rincalzandone le radici; ove le biade lussureggino in erba, si usa da alcuni di farle spuntare dal minuto bestiame.

Si arano per la terza, o quarta volta le risaje.

In questo mese si fa la prima seminagione così del riso acquatico che di quello a secco, rigando quest'ultimo ad uso di ortaggi.

Si semina il miglio.

In alcuni luoghi si semina la cicoria in grande ad uso di pascolo degli animali, e specialmente de' cavalli da stalla.

Si zappa per la seconda volta la vigna adulta.

Qualcuno pianta il nuovo vigneto.

Verso gli ultimi di questo mese si zappa il sommacco, che si piantò a gennajo.

S'innestano gli ulivi ad occhio (a pezza), ed a zufolo.

Si piantano le patate a buche, dividendo il tubero ossia il bulbo in più pezzetti; ma si avverta che in ognuno di essi resti almeno una gemma.

Si piantano i faggiuoli, grano d'india, lenti, piselli tardivi, fave, zucche, cetrioli, melloni, e cocomeri.

Si comincia a trasportare a dimora dal semenzajo le piantarelle del tabacco mettendole in fosse concimate; si trapiantano pure quelle de' pomi d'oro, de' peperoni, e delle petronciane.

Si trapiantano i rami (figghiulini) dei garofani messi in terra in ottobre, e si piantano altri nuovi rami de' medesimi. Si piantano i rami della vaniglia. S'innestano le rose, i gelsomini catalogni (gesuminu di Napuli), i mugherini (geseuminu di Arabia), ed i gelsomini gialli odorosi. Si tosano l'erbe odorifere, che ornano i viali. Si seminano i fiori di state, e di autunno.

Dalla metà di questo mese in poi si comincia nelle nostre fattorie a dare lo stallone alle giumente, le quali, ove generino consecutivamente molti muli, van soggette a dar de' parti, che dopo due o tre giorni muojono orinando sangue (jumenti cammarati).

Si castrano le bestie lanute, e gli altri quadrupedi, facendo uso della legatura.

Si lasciano le api in piena libertà abbondando i fiori, onde nutrirsi, e poco temendo della stagione.

Si fanno schiudere le uova de' filugelli (vermi di sita) ne' luoghi dove i gelsi cominciano a metter frondi, il che si può ottenere per mezzo delle stufe, e presso noi si pratica di farle tenere nel petto delle donne, o di riscaldarle colle mani.

Si continua a metter le uova delle galline sotto la chiocchia.

[Calendario per l'agricoltore siciliano, 1827]

You Might Also Like

0 commenti