Invito al viaggio | Sbarco a Lipari

By venerdì, novembre 30, 2012 , , , ,


di Jean Houel

«Il vento del sud ci allontanò dalla Sicilia ad una velocità moderata e costante, lo spettacolo delle ricche campagne che si estendono intorno a Milazzo, le fertili colline che sembrano ergersi una sull'altra come un anfiteatro fino alle montagne dalle cime elevate che offrono in ogni punto vedute tanto varie quanto originali. Delle nuvole ora brillanti, ora oscure, sembravano ondeggiare intorno alle vette. Si vedevano le ombre spostarsi sulla pianura. Allora il movimento delle nuvole colpite dai raggi del sole che si abbassava maestosamente sull'orizzonte, cambiava incessantemente l'aspetto di questo quadro, oscurando ciò che era luminoso, e inondando di luce ciò che prima era nascosto dall'ombra. Mano a mano che ci allontanavamo, queste immagini scomparivano e se ne vedevano delle altre sorgere dai flutti; ciò che si perdeva allontanandosi dalla Sicilia, si ritrovava avvicinandosi a Lipari. Si vedevano le isole Eolie aumentare sia in numero che in grandezza e formare un insieme affascinante; le rive, i boschi, le rocce erano rischiarate dagli ultimi raggi di sole che dorava di quando in quando i vapori all'orizzonte, le onde del mare, i canali fra un'isola e un'altra. I colori apparivano più belli e la certezza di veder sparire ogni cosa nell'oscurità della notte rendeva più vivo e prezioso l'incanto di quel momento. Il crepuscolo venne ben presto a calare un velo grigiastro ed uniforme su tutto il quadro: esso attenuò le tinte e affievolì le forme. Non rimasero che immagini senza colore e oggetti dai contorni vaghi. La notte rese l'aria più calma e la navigazione si fece lenta. Arrivammo alle undici nel porto di Lipari, dove non si sbarca senza permesso. C'erano soltanto una sentinella ed un sergente al corpo di guardia. Li pregammo di far avvertire del nostro arrivo il governatore e le persone alle quali ero stato raccomandato. Erano andati quasi tutti a dormire. Il governatore mi autorizzò a sbarcare a condizione che non mi allontanassi dalla riva. Verso mezzanotte Don Riccardo e uno dei suoi fratelli mi vennero a cercare e mi dissero che nessuno poteva entrare nell'isola a quell'ora e che bisognava aspettare il giorno; in ogni caso di lì a poco sarebbe arrivata una cena preparata per me. Mi fu portato del pesce eccellente, del pane di una straordinaria bianchezza e della malvasia di Lipari. Ero seduto sul molo, il mare vi batteva contro, e la luna, che si era levata da qualche ora, ricopriva le onde di una scintillante luce argentea che rendeva molto pittoresca la mia cena. Malgrado fossi un po' stanco, trovai affascinante ciò che avevo davanti agli occhi. Trascorsi la notte disteso sulla riva, avvolto nel mio mantello. Ottenni il permesso per entrare nell'isola soltanto l'indomani alle undici. La prima cosa che feci fu di andare a vedere un quadro abbastanza bello di Vito d'Anna che si trova in una cappelletta costruita su uno scoglio, sopra al corpo di guardia, e che è dedicata alle Anime del Purgatorio. Se queste anime non hanno ottenuto la beatitudine, verrà il giorno in cui l'avranno, è per questo che gli abitanti di Lipari le invocano e sono loro molto devoti. Successivamente andai a far visita alle persone a cui ero raccomandato, il vice-console di Francia, Don Jean Rodrigues e Don Riccardo d'Amico Cossaque, che si presentò alla sua famiglia. Dopo pranzo chiesi di essere condotto dove c'erano monumenti antichi o qualche vulcano. Fui accompagnato in un luogo chiamato Piana dei Greci: trovai i resti di antiche stufe, semi-sepolti dalla terra franata.»

["Viaggio in Sicilia e a Malta", 1781-86]

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